Thursday, January 26, 2012

senzamicrofono

Il mio sogno segreto di sempre e' che un giorno diventerò una giornalista famosa e uno di quei programmi tipo "Ballando con le stelle" o "Festival di Sanremo" mi inviterà e mi chiederà di eseguire, per favore, una canzone a mia scelta, insieme ad altre celebrità intellettuali ma anche pop, tipo Daria Bignardi. Allora io, facendo finta di fare un favore agli organizzatori, agguanterò il microfono come faccio quando mio marito incautamente mi porta al karaoke, e cantero' a squarciagola "I Will Survive" (come bis poi farei "It's Raining Men") e tutti, inclusi i miei genitori e quella bravona di mia sorella che ha fatto il conservatorio, e perfino mia nonna dal Paradiso, dovranno ammettere che non e' vero che sono stonata, come hanno sempre ingiustamente sostenuto, ma canto favolosamente bene. E tutti gli italiani lungo lo Stivale diranno che ho una voce stupenda, e poi anche che sono bellissima, e non si capisce perché ho fatto la giornalista invece della cantante o l'attrice se e' per questo, e poi noteranno en passant che ho anche una pronuncia americana strepitosa.

In attesa di quel giorno, mi esercito con mio figlio Ale, che ogni sera mi supplica (sentito, Aragozzini, o chi per lui oggigiorno?) di cantargli qualcosa. Nel corso degli anni, ho messo a punto una vera e propria scaletta, che ha avuto una sua evoluzione e di cui un giorno mio figlio parlerà con il suo psichiatra.

Di solito apro con l'evergreen "Bella Ciao," e fino all'anno scorso eseguivo subito dopo "Russians" e "Leningrad", creando un vero e proprio trittico politico, passando dalla Seconda Guerra Mondiale alla Guerra Fredda fino alla caduta del Muro. Roba da brividi. Poi Ale e' cresciuto e ha cominciato a fare domande, interrompendo la performance, chiedendo ad esempio: perche' il parmigiano e' finito sottoterra sulla cima di una montagna? Forse e' andato a male perché il papa' ha dimenticato di rimetterlo in frigo come Daddy che non ti ascolta mai? E perché il bambino russo beveva tanta vodka e non conosceva il suo papa'? Ho deciso di non traumatizzare mio figlio oltre e ho tentato quindi un'operazione berlusconiana anni Ottanta di depoliticizzazione, che nell'insieme e' andata bene anche se Ale ha assolutamente voluto mantenere "Bella Ciao" in apertura.

Quindi in questo tour 2011-2012, dopo il brano d'apertura eseguo: "Legata a un granello di sabbia", "Parla più piano" (versione Johnny Dorelli), "Una rotonda sul mare" (fondamentale fare "tam ta-tam tam tam" tra un verso e l'altro a senno' le pause sono lunghissime e il bambino si stressa) e "Il cielo in una stanza". Recentemente ha avuto un grosso revival "On My Own" (versione Nikka Costa), ma dopo una settimana in testa alla hit parade il mio pubblico s'e' improvvisamente stufato e ha annunciato: "I hate this song" (e' un pubblico internazionale). Per un periodo ho introdotto "Gloria" di Umberto Tozzi ma poi ho capito che cosa faceva la mano che lavora piano e ho deciso che i cinque anni di Ale sono troppo pochi per quel tipo di domande. Ora sto tentando, e sono cautamente ottimista, l'esperimento di introdurre qualcosa di Liga ("Non e' tempo per noi") e forse presto perfino i Litfiba (pensavo a "Regina di cuori"). Di solito i brani più difficili li tengo per la parte finale del concerto, quando Ale ormai ronfa e io continuo nel buio facendo finta di essere al Delle Vittorie di sabato sera (in genere alzo anche un po' la voce sperando sempre che Sara e Gabriel mi sentano e poi dicano, "Certo quanto canta bene mamma, eh?", ma finora hanno sempre mantenuto il più totale riserbo).

Che poi, a pensarci bene, forse "I Will Survive" e' troppo trita, troppo sentita... la fanno tutti... Magari qualcosa dei Culture Club. Domani provo "Karma Chameleon" sul mio focus group. Focus kid.

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