Tuesday, October 2, 2012

senzabidet/3

Cosi', siamo stati sfrattati. Di punto in bianco, il landlord (il "padron di casa," come diceva mia nonna) ha deciso di vendere la nostra amata casetta e ha annunciato: dovete sloggiare entro 60 giorni.

Ora, a parte la difficolta' di spiegare a mia madre che in effetti fra due mesi ci sbattono fuori ("Ma dai, mica saranno proprio 60 giorni?" "A ma', qua mica siamo a Roma che 60 giorni diventano 60 anni!" "Boh. Sara'. Me pare strano."), nasce il problema di trovare un'altra sistemazione. Siccome io e Gabriel capiamo di mercato immobiliare quanto Berlusconi capisce di femminismo, non abbiamo idea di dove cominciare. Un'amica mi dice che conviene partire dalla Valley e zone circostanti, perche' da quelle parti le case sono grandi e costano poco. Allora noi, confusi come pugili suonati, una domenica mattina saliamo in macchina con i bambini e acriticamente ci dirigiamo verso Glendale, dove sorge un meraviglioso centro commerciale chiamato Americana at Brand.

Dopo quaranta minuti di strade semideserte, affogate dal sole e punteggiate di ristoranti fast-food e distributori dall'aria sbiadita, siamo tutti demoralizzatissimi. L'Americana at Brand, i negozi e le strade carine del quartiere sono ormai alle nostre spalle, e ci stiamo addentrando in una zona desolata, lontana da tutto. Pero' ormai abbiamo un appuntamento e un indirizzo, ci siamo quasi, e allora procediamo coraggiosamente. Finalmente, dopo altri venti minuti, in fondo a una lunghissima strada abbandonata da Dio e dagli uomini, troviamo la casa che abbiamo deciso di visitare. E' un casermone mostruoso a tre piani, tutto di cemento grigio, con una specie di giardino pensile senza recinto, perfetto per accertarsi che i propri figli muoiano entro la prima settimana.

Entriamo, stringiamo la mano all'agente immobiliare, e cominciamo la visita. Io vado nel sotterraneo, mentre i bambini si precipitano al piano di sopra. Cammino lentamente, poi mi fermo e guardo mestamente fuori, sospiro e penso con nostalgia alla mia bella villetta perduta. Improvvisamente, mi arrivano urla selvagge dall'alto.

"Mammaaaaa!! Mammaaaa!! Corri!!!! Vieni subitooooo!!!"

"Che succede?! Chi s'e' fatto male?"

"Vieni qua! Sbrigati!"

Corro di sopra, con Gabriel e l'agente alle calcagna. I bambini sono nel bagno che gesticolano eccitati.

"Che c'e'? Tutto a posto? Dov'e' il sangue?"

"Guarda, mamma, guarda!"

"Che cosa, che cosa?!"

"HANNO UN BIDET!!!"

"No! Ma dai!! Fammi vedere!"

Gabriel, da dietro: "Dai, fagli una foto, Laura, fagli una foto! Per il tuo blog."

"Ha ha, giusto. Eccomi!"

Mentre mi scaravento nel bagno con il telefonino in posizione fotografica, per una frazione di secondo penso che forse, tutto sommato, questa zona di Glendale non e' poi cosi' male. Forse ci possiamo abitare, dai. In fondo il bellissimo mall e' solo a mezz'ora di distanza, la scuola a un'ora di macchina, e che sara' mai. Pero' c'e' il bidet, aho.

Scatto la foto, con Gabriel che mi cinge le spalle affettuosamente e i bambini che ridacchiano felici. Siamo in cerchio, sorridenti, tutti e quattro in contemplazione della rarita' in porcellana. Alzo la testa e con la coda dell'occhio vedo l'agente immobiliare che, dal corridoio, ci osserva sconcertato, con la faccia rigida e un certo terrore nello sguardo. Una famiglia di pazzi?

"Ah ah. Eh eh. Ehm... No, e' che abbiamo visto che avete il bidet..." balbetto.

Nessuna risposta. Occhio fisso. Ghigno.

"E' che io sono italiana... Sa, il bidet, da noi..."

L'agente, un distinto signore brizzolato, si scuote, sbatte le palpebre e tenta un debole sorriso. Chiaramente e' scosso, ma essendo uomo di mondo, sa che in giro c'e' gente di tutti i tipi. Ringraziamo il poveraccio, salutiamo velocemente, prendiamo il biglietto da visita, e ce ne andiamo via dalla periferia di Glendale.

"Va bene. Abbiamo capito che qua e' troppo fuori, non abbiamo bisogno di tornare," fa Gabriel.

Mi sa che ha ragione. Sigh. Ciao, bidet.