Sunday, March 25, 2012

senzaelicottero


Tre di notte. Rombo assordante e improvvisa luce accecante dalle finestre della camera da letto. Come in un film di Harrison Ford, c'e' un elicottero davanti casa mia. Gira intorno, vicinissimo, una volta, due volte, tre volte. A ogni giro, la camera si illumina come se fosse mattina. Faccio a Gabriel: "C'e' un elicottero sopra di noi." Lui, senza nemmeno girarsi: "Si'? Dormi." "No veramente, guarda." Alza il capino, da' una veloce occhiata, si rimette giu'. "Ah, si', e' vero. Va be', dormi." "Ma che staranno facendo, scusa?" "Boh. Che ne so. Fai una cosa, senti. Scrivilo su Twitter, cosi' diventi famosa come il vicino di Osama ad Abbottabad. Sai che pubblico per il tuo blog." Simpatico. Bello spirito di patata. Controllo da sola. Se aspetto te.

Mi avvicino alla finestra in punta di piedi e faccio per aprire le tende proprio quando il rombo si avvicina minacciosamente. Mentre con mano tremante scosto la stoffa, sono sicura che vedro' un gigantesco elicottero e una fila di uomini in mimetica che saltano giu' di corsa verso di me, col mitra di traverso, mentre il loro comandante Tommy Lee Jones urla, "Go, go, go!" e indica un uomo sul tetto di casa mia, proprio sopra al mio bagno, sicuramente un terrorista. Da un momento all'altro, partira' sicuramente la sparatoria e io dovro' scaraventarmi a terra e poi sgattaiolare nella stanza dei miei figli per salvarli dai proiettili vaganti. Memore del video sui pistoleri dei campus (vedi post "senzapistola" http://senzabidet.blogspot.com/2012/02/senzapistola.html), faccio mentalmente un piano di fuga: meglio la porta principale, dalla cucina la banda di gangster potrebbe intrappolarmi. Finalmente apro e vedo, vicinissimo ma ancora in cielo, un elicottero della polizia proprio sopra il mio giardino, con un riflettore che illumina tutto a giorno (to', ecco dov'erano finite le Croc di Ale), poi fa un mezzo giro sulla mia faccia (per un momento penso di fare un cenno di saluto, cosi', per educazione), poi punta il giardino dei vicini, poi gli alberi in lontananza, poi di nuovo casa mia.

"Senti, vai a fare la pipi' e vieni a letto, dai," fa Gabriel come se fossi io, e non l'astronave di fuori, a tenerlo sveglio. Comunque obbedisco, vado in bagno e, seduta sulla tazza, mi rendo conto che il faro mi riprende in pieno, con la faccia da pesce lesso e la bocca aperta che guardo verso il cielo. Chissa' se da lassu' il tenente Colombo mi vede sul cesso. Che figura.

Mi infilo nel letto e il cinico senzabidet mi fa: "Posso rimettermi a dormire, adesso?" Dormire? Con questo casino?? Ma chi sei, il comandante Kurtz? L'elicottero continua a girare in cerchio, facendo un rumore insopportabile. Chiudo gli occhi, stringo i denti, aspetto. I bambini, evidentemente geneticamente predisposti come il padre ai bombardamenti notturni, russano tranquilli. Sotto la coperta, faccio una veloce ricerca Internet sul cellulare e scopro che la polizia di Lancaster sta cercando un giovane alto un metro e novanta, peso 90 chili, che ha rapinato un negozio e ucciso il proprietario. Dove cavolo e' Lancaster? E' lontana da qui?? Non oso chiederlo a Gabriel, che sospira come se fosse il clic clic del mio iPhone il problema. Dopo 40 minuti, come Dio vuole, l'elicottero si allontana.

"Adesso ti calmerai," dice Gabriel. E io (che, sia chiaro, non ho fatto un fiato da un'ora): "Ma scusa eh. Se non hanno trovato nessuno, magari l'assassino e' nascosto nel nostro garage." "Dormi scema." E cosi' dicendo, si gira e si mette a russare. Sti americani, aho. Nervi d'acciaio.

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