Friday, November 30, 2012

senzanipoti

Tardo pomeriggio a LAX. Eccitatissima, salgo sull'aereo con destinazione Roma. E per una volta, sorrido all'idea di un lungo volo perche' mi trovo, sconvolgentemente, da sola. Non ci posso credere. Non sto in me dalla contentezza. Gia' pregusto la vacanza a casa, sette fantasmagorici giorni in cui, senza figli al seguito e marito da accontentare, avro' il tempo di dormire, truccarmi, vestirmi, fare shopping, vedere gli amici, magari pure fare la scema con qualcuno, mica per fare niente di male eh, ma cosi', sai, per il gusto di sentirmi giovane... Perche' sicuramente saro' bellissima, con tutto quel tempo a disposizione...

Sogno ad occhi aperti di essere ritornata ragazza e mi vedo sfrecciare in minigonna sul motorino mentre folle di uomini sbavanti fischiano al mio passaggio (cosa ovviamente impossibile per vari motivi, tra cui il fatto che non possiedo minigonne e poi che il suddetto motorino e' in garage, con batteria scarica, da oltre quattro anni). E sogno anche un meraviglioso volo di 11 ore senza ragazzini, durante i quali potro': dormire; guardare tutti i film che voglio; leggere senza interruzioni; e generalmente darmi al rutto libero. Sospiro beata.

Proprio in quel momento, si siede accanto a me un ometto alto un cacio e mezzo, identico, ma dico identico, al defunto Pino Rauti. Per un attimo penso che sia proprio lui, Rauti, che ha fatto finta di essere morto per girare il mondo senza essere scocciato dai politici italiani. Purtroppo non si tratta di un fantasma, che almeno starebbe zitto, ma di un passeggero francese in carne ed ossa e con molta voglia di chiacchierare.

"Buon giorno," esordisce. "Come sta? Io sono stanchissimo. Mi sono svegliato molto presto."

Annuisco e sorrido educatamente, mentre estraggo con grandi e ovvi gesti il mio Kindle dallo zainetto. Lo accendo ostentatamente e guardo in basso. Ho da leggere, vedi? Non mi parlare. Ho da fare con Christian Grey.

Niente. Il simil-Rauti continua. "Mia moglie ha sbagliato a leggere la prenotazione. Pensava che il volo fosse alle 10:45 e mi ha fatto alzare all'alba. Poi ha scoperto che 10:45 si riferiva alla durata del viaggio..."

Interessantissimo. Bella deficiente, tua moglie. Altro sorriso di circostanza, risatina educata.

"Io sono francese, lei?"

"Italiana."

"Va in Italia?"

"Si'."

"E dove??"

Oh Signore. "A Roma."

"Ah, Roma..." Sospiro. "Non ci sono mai stato, sa?" Ma che, te l'ho chiesto? "Ho girato l'Italia in lungo, da giovane, ma da Parigi sono andato direttamente al Sud." Notizia favolosa. Ora che dici, posso leggere?

"Mia moglie sta molto scomoda su questi aerei. Non c'e' spazio per le gambe. Sa, mia moglie e' alta un metro e ottantacinque." Buon per lei. Io sono uno e 55 e pure te, me pare. Mo' te stai zitto? "Anche mio figlio e' molto alto, come la madre." Oddio, adesso misuriamo tutta la famiglia??

Continuo a far finta di leggere, ma le acrobazie sado-maso di Christian e Anastasia mi ballano davanti senza senso. Uffa. Si avvicinano due steward con le bevande e il francese mi da' di gomito e mi sussurra all'orecchio, un po' troppo vicino per i miei gusti: "Dove sono finite le belle hostess di una volta, eh? HA HA HA!"

A questo punto, disperata, ordino una Coca light e rinuncio alla finzione. Spengo il Kindle, che tanto sta solo consumando la batteria, e mi consegno al pazzo ciarliero come una condannata al patibolo. Lui, lanciato, continua felice a parlare. "Sa, io ormai sono cittadino americano."

Fiaccata, cedo e rispondo. "Ah, si'? E da quanti anni vive in America?"

Lui si illumina. "Sono 42 anni. Prima ho vissuto nel Michigan, ma faceva troppo freddo. Poi sono venuto in California."

"Sua moglie e' americana?"

Sorrisone. "Si', si'. Evidentemente ho rimorchiato una turista di troppo per le vie di Parigi, ha ha ha."

Agh. "Eh eh eh."

"Ormai in Francia non si puo' piu' vivere, sa? La situazione politica si e' fatta insostenibile."

"Dice, eh?," chiedo, aspettandomi una tirata su Hollande e i pericoli della sinistra, o su Sarkozy e i pericoli di una moglie italiana.

"La Francia e' in decadenza. Tutta colpa di quell'imbecille." Ah, ecco, ce l'ha con Nicholas. "Quel deficiente ci ha rovinati. Quel cretino. De Gaulle."

De Gaulle? Ha proprio detto De Gaulle? Uh, mamma. Forse avevo ragione all'inizio. E' un fantasma.

Sono senza parole. Non so che rispondere. Che posso dire? "Eh, si', certo, la Quinta Repubblica, che follia. E poi quell'idea di svalutare il buon vecchio franco..." Opto per il Kindle. Abbasso di nuovo il capo e sto per riaccenderlo quando vedo una manina alla mia sinistra che spunta dal sedile dietro al mio. Sento una voce femminile che fa, in italiano: "Amore, lascia stare la signora. Vuoi un pezzo di pizza?" Mi volto e vedo una mamma con due bambinette che mi sorridono. "Guarda che se non la prendi tu la pizza, la prendo io," scherzo, incantanta dalle due piccoline ma soprattutto dall'idea di sottrarmi allo spettro anti-gollista.

La mamma mi racconta che lei e' di Milano e vive a Londra, ma la odia. Ha passato due anni in California prima di sposarsi e le manca tanto. Parliamo delle meraviglie del bel tempo, dei viali con le palme, della vita dolce sulla West Coast. Intanto scherzo con le bambine, chiedo come si chiamano, quanti anni hanno e altre cose del genere.

Esauriti i discorsi con la famigliola, mi volto e mi risistemo la cintura. Il francese, che misericordiosamente aveva preso in mano una rivista, alza gli occhi e mi fa: "Che carine. Sono le sue nipotine? Lei e' la nonna?"

Sento una colonna di ghiaccio nelle vene, poi un fuoco sulle guance. LA NONNA?! LA NONNA? Mi ha dato della NONNAAAAA??? Io questo lo ammazzo. Mi siedo ritta come se avessi una scopa infilata nel sedere, poi lo guardo gelida e dico con le stalattiti nella voce: "Guardi - che - io - ho - bambini - della - stessa - eta'." Poi prendo il Kindle con decisione, tiro verso destra l'interruttore con uno scatto selvaggio e mi tuffo nel letto del maniaco di Seattle.

Toi et moi, M. Rauti', nous avons ferme'. Io e te avemo chiuso. E poi per dieci ore, con il sangue che mi ribolle, lo ignoro senza pieta'.

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