Monday, January 28, 2013

senzatraduzione


Mi scrive da Roma la mia amica Stefania, italiana trapiantata a Los Angeles e ritrapiantata in Italia. Mi racconta divertita che le sue bambine frequentano la scuola italiana, e adorano la loro maestra, che e' dolce e spiritosa ma, dicono, a volte un po' strana. Un giorno, tornando a casa, le due piccole hanno infatti spiegato alla mamma che la maestra aveva minacciato la classe, e gli studenti invece di piangere si erano messi a ridere a crepapelle. "Ma che ha detto, scusa, la maestra?" ha chiesto allarmata la mia amica. E le due piccole, ridacchiando felici: "Mamma, ha detto che se non la smettevamo di parlare, ci avrebbe appiccicato al muro!!!"

Mi fa notare Stefania, nel suo messaggio: "Ti immagini a Los Angeles, se una maestra dicesse una cosa del genere?" Me lo immagino, si': le mamme e i papa', inferociti, chiamerebbero i servizi sociali dopo due minuti e farebbero squartare l'insegnante sulla pubblica piazza. Perche' il genitore illuminato americano medio, per sgridare i figli, usa espressioni da libro stampato del tipo: "That's not OK," (quello che stai facendo non e' OK) oppure, "Remember to use your indoor voice." (Ricordati di usare la tua voce da interni), o infine l'insuperabile frase rivolta al bambino in piena crisi che urla, morde e batte i piedi per terra: "I see you are very angry right now." (Vedo che sei molto arrabbiato adesso. MA VA'???)

Leggo la mail di Stefania sul telefonino, al lavoro, cioe' al centro di terapia presso il quale sto facendo il tirocinio per diventare psicologa. Una collega simpatica nota che sto ridacchiando, e mi fa: "Perche' ridi?"

"Ha ha, sto leggendo un messaggio da Roma, una mia amica nota quant'e' diverso il modo di parlare ai bambini li' rispetto a qui... Sai, noi italiani non usiamo tutte quelle espressioni disinfettate che usate voi... Siamo un po' piu' coloriti..."

La collega mi guarda divertita. Vuole saperne di piu'. "Ad esempio?"

"Be' ad esempio, la mia amica dice che la maestra ha minacciato le sue figlie di hang them up on the wall. HA HA HA!!!"

La collega non ride. Anzi, sgrana gli occhi. "Davvero? Ha detto proprio cosi'?"

Io, ormai lanciata, non riesco a fermarmi. "Si', ma i bambini mica hanno paura."

Lei, debolmente: "No...? Appenderli al muro, pero', mi pare un po' forte."

"Ma no. In italiano ha un suono diverso. Io per esempio, ai miei figli spesso dico cose del tipo, if you don't stop screaming, I will pull your head off ("Se non la fai finita, te stacco la capoccia"), oppure I will beat you to death if you don't shut up ("Se non te stai zitto, t'ammazzo di botte"), ma loro ridono. Sanno che cosa intendo."

"Ridon--?"

"Ma si', si', ti dico, ridono."

"Ma poi gli meni...???"

"Ma NO! Quando mai. Sono loro che picchiano me. HA HA HA."

Ancora nessuna risata. La collega e' in piena paresi bilaterale. Non mi segue. Anzi, mi fissa con un ghigno agghiacciante. Io, spinta da non so quale istinto sadico-masochista, insisto: "Guarda, una mia amica milanese, per esempio, quando i figli la toccano troppo, dice: "I will break your little arms" (Ti spezzo le braccine)... Ma anche li', sai, si fa per dire. In realta' li adora."

La collega e' chiaramente orripilata. La vedo che si guarda intorno, indecisa tra il fuggire urlando o il chiamare la polizia per denunciarmi. Mi rendo conto che non e' il caso di spiegarle oltre -- mi sta prendendo sul serio. Del resto, non e' l'unica. Le parole, mi diceva sempre una terapeuta britannica che vedevo anni fa a Roma, contano. Vanno usate con giudizio. Ma no, le spiegavo io, per noi italiani l'iperbole e' un modo di parlare, fa parte della vita. Ma lei niente, non mollava, e mi costringeva a evitare espressioni melodrammatiche tipo "mio marito e' pazzo," "mi voglio ammazzare," "mi fa schifo," e cosi' via. Per me, una tortura: ogni volta che uscivo dalla seduta, pensavo: "Co' questa non se po' parla'." Vorrei dire alla collega che i miei figli non li ho mai toccati nemmeno con un dito, che anzi, Ale mi piglia a calci regolarmente e se per caso do una pacchetta sul sedere a Sara, lei immediatamente si butta a terra a faccia avanti, contorcendosi, stile calciatore italiano in area di rigore.

Ma capisco che la situazione e' disperata. Decido quindi di lasciar stare e abbandono la collega psicologa al suo orrore per dirigermi verso casa. In macchina, sorridendo, penso alla traduzione letterale di tutte le espressioni usate da genitori, nonni ed educatori italiani che avrei potuto riferirle, e a poco a poco mi vengono i singulti. Tipo quella volta che ho sentito la baby-sitter dei miei figli, di anni 70, urlare al telefono al nipote, di anni 25: "Emilia', se non la fai finita, vengo la' e te rompo! (If you don't cut it out, I will come there and break you.)"

O quando al parco ho sentito una madre urlare: "Se non scendi subito da quella giostra te do' una sberla in faccia che te faccio gira' la testa come l'esorcista! (If you don't get off that merry-go-round, I will slap your face so hard that I will make your head turn all the way around, as in the movie 'The Exorcist.')"

O l'omone che diceva al figlio sghignazzante: "Guarda che te do un cazzotto sul petto che te ce faccio a nicchietta paa Madonna!! (I will punch you in the chest and make a niche for a Virgin Mary statue in it)."

Arrivo a casa e subito Sara mi fa arrabbiare, rifiutandosi di venire a cena. Dopo vari tentativi stile americano/Dr. Jekyll ("Tesoro, vieni che ti ho fatto la tua pasta preferita," "Devi pensare anche agli altri, stiamo tutti aspettando te," "Ci farebbe piacere avere la tua compagnia a tavola"), scivolo nella mia personalita' romana/Mr. Hyde, e sbraito tipo lupo mannaro: "SE NON VIENI SUBITO, TI PRENDO A SCHIAFFONI A DUE A DUE FINCHE' NON DIVENTANO DISPARI."

E lei, senza fare una piega, dalla sua stanza, con voce annoiata: "Provaci, mamma, provaci. E io ti denuncio per abuso sui minori."

Friday, January 18, 2013

senzamaglietta


Quando vai a Londra, ti fai la classica foto con una Guardia della Regina, uno di quei poveracci con il cappellone di pelo che non possono fare niente nemmeno se gli fai la linguaccia o gli dici le parolacce.  Quando vieni a Los Angeles, invece, vai al centro commerciale The Grove e ti fai la foto con uno di quei modelli seminudi all'entrata di Abercrombie & Fitch.

Io ci ho messo un anno intero a trovare il coraggio di entrare nel negozio, per la paura tremenda di arrossire -- alla mia eta'! una madre di famiglia! -- incrociando lo sguardo malizioso del bonazzo senza maglietta e con mutanda prospiciente a bordo jeans. Le ragazze giapponesi, invece, chiaramente non hanno di queste remore, perche' ormai da mesi ne vedo a frotte che corrono a farsi fotografare abbracciate col tipo. Qualcuna, secondo me, allunga anche le mani.

Cosi', si e' arrivati al punto che il negozio si e' attrezzato con macchina fotografica, e una simil-valletta in minigonna fotografa le turiste col Bronzo di Riace del giorno, tra risolini isterici, strizzatine e sorrisi imbarazzati.

In questi ultimi tempi, per me, il patatrac. Sara ha scoperto Abercrombie, e io e lei siamo diventate assidue del negozio al Grove. Risultato: gli spogliarellisti non mi fanno piu' paura, anzi. Ormai, quando andiamo al negozio, e ci andiamo spesso perche' le sto insegnando i valori della vita, io sorrido ai belloni senza vergogna, li saluto, ci parlo, tra un po' li tocco pure. Sara e' un po' scandalizzata. Ritiene che la mera presenza di quei tipi sia una vergogna. E sua madre una mezza debosciata.

Oggi, poi, il colmo. All'uscita, il modello sulla porta, contraendo la tartaruga addominale e sorridendo ammiccante, ci apostrofa con voce suadente alla James Earl Jones: "Ladies, volete farvi una foto con... me?"

Io, esitando: "Be'..."

Sara, velocissima: "NO!"

Ma il tipo, con sguardo alla Sean Connery in Goldfinger, insiste e sorride a cento denti: "Su, venite... e' gratis, eh."

Gratis? Annamo, aho!! Gia' immaginando il successo che avro' quando pubblichero' la foto su Facebook con la dicitura, "Io che tocco il sedere al bono di Abercrombie," dico sottovoce a Sara: "Ti i prego, TI PREGO, ce la facciamo?"

Sara, irritatissima, tirandomi per la manica: "No, mamma!! Ho detto di no. Sei pazza?? Andiamo a casa. Subito."

Dopo qualche minuto, con tono disgustato: "Ma l'hai visto bene, poi, mamma? Non aveva nemmeno un pelo sul petto."

Io: "Ho visto, ho visto."

Sara: "Bleah!!!"

Io: "Dici, eh?"

Sara: "Si', mamma, FACEVA SCHIFO."

Chissa' come sara' stato liscio, pero'. Non ditelo a Sara.